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Viaggio effettuato tra il 21 giugno ed il 15 luglio 2015

Cronaca di Franca e Ugo Sarzola

Equipaggi Partecipanti:

Carla e Franco su CI Cipro 45 del 2002

Stefania e Giovanni su Granduca del 1998 detto “Gianluca”

Franca e Ugo su CI Cipro 35 del 2003 detto “Supermario”

Note Sul Paese
La Scozia è una delle nazioni costitutive del Regno Unito. Occupando più di un terzo dell’isola della Gran Bretagna nella parte settentrionale dell’isola, la Scozia confina con l’Inghilterra a sud ed è circondata dall’Oceano Atlantico, in particolare il Mare del Nord ad est e il Canale del Nord e il Mare d’Irlanda a sud-ovest. Oltre alla parte situata sull’isola principale, il suo territorio comprende più di 790 isole minori, incluse le isole settentrionali (Orkney e Shetland) e le Ebridi. Edimburgo, capitale della nazione e seconda città della Scozia, è stata il centro dell’Illuminismo scozzese del XVIII secolo che ha trasformato la Scozia in una delle potenze commerciali, intellettuali e industriali d’Europa. Glasgow, la maggiore città della Scozia, fu un tempo una delle principali città industriali a livello mondiale ed oggi sorge al centro della conurbazione della Greater Glasgow. Le acque scozzesi consistono in una grande porzione dell’Atlantico settentrionale e del Mare del Nord e contengono le maggiori riserve di petrolio dell’Unione europea. Ciò ha fatto sì che Aberdeen, la terza città della Scozia, ottenesse il titolo di capitale europea del petrolio.
Il Regno di Scozia emerse come stato indipendente e sovrano nell’Alto Medioevo e continuò ad esistere fino al 1707. La nazione entrò in un’unione personale con i regni di Inghilterra e Irlanda a seguito della successione di Giacomo VI ai troni inglese e irlandese nel 1603; in seguito, il 1º maggio 1707, la Scozia entrò in una unione politica con l’Inghilterra, creando un unico Regno di Gran Bretagna. Questa unione fu il risultato del Trattato di Unione firmato nel 1706 e tradotto in legge dai Parlamenti di entrambe le nazioni nonostante l’opposizione popolare e i disordini anti-unionisti ad Edimburgo, Glasgow ed ovunque nel Regno di Scozia. La Gran Bretagna stessa, in seguito, entrò in unione politica con l’Irlanda il 1º gennaio 1801, per creare il Regno di Gran Bretagna e Irlanda.
Il sistema legale della Scozia è rimasto separato da quello di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord e la Scozia costituisce una giurisdizione separata nel diritto pubblico e privato. L’esistenza continua di istituzioni legali, educative e religiose distinte da quelle del resto del Regno Unito, hanno contribuito alla continuazione della cultura e dell’identità nazionale scozzese fin dall’unione del 1707. Nel 1999, a seguito di un referendum nel 1997, fu re-istituito un parlamento locale, il Parlamento scozzese, con autorità su molti ambiti di politica interna. Nel maggio 2011 il Partito Nazionale Scozzese ha ottenuto la maggioranza assoluta del Parlamento; di conseguenza il 18 settembre 2014 si è tenuto un referendum sull’indipendenza dal Regno Unito. L’esito è stato favorevole agli unionisti con il 55,3% dei voti. La secessione dal Regno Unito è perciò sfumata.
La Scozia è membro del Consiglio Britannico-Irlandese e dell’Assemblea Parlamentare Britannico-Irlandese e partecipa inoltre all’accordo di Common Travel Area. La Scozia è rappresentata nell’Unione europea e al Parlamento europeo da sei eurodeputati.
La Scozia copre una superficie pari a 78 782 km² (circa un 10% meno di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna insieme) il numero dei suoi abitanti, ad oggi, è stimato in 5.500.000 persone circa con una densità media di 66,7 ab/km² (in Italia la densità media è di circa 202 ab/km².

Domenica 21 giugno da Roma – Firenze Km 354
Finalmente si parte! I camper sono pronti, Carla e Franco sono partiti con comodo e ci aspettano domani a Como; noi con Stefania e Giovanni muoviamo alle 18:00 circa da Roma. Abbiamo pianificato di pernottare lungo la A1 all’altezza di Firenze in modo da essere all’appuntamento l’indomani per l’ora di pranzo.
Il tempo è buono, il traffico anche. Facciamo una breve sosta per “spezzare” e mangiare qualcosa all’incirca all’altezza di Orvieto. Poi, come previsto, ci portiamo all’area di servizio “Aglio” poco dopo Firenze per il pernottamento.
Lunedì 22 giugno da Firenze a St. Louis (Francia – Alsazia) Km 608
Il meteo continua ad assisterci: tempo buono e temperatura, pur estiva, accettabile.
Riprendiamo il nostro cammino sulla A1 ed alle 13:00 ci incontriamo con gli amici a Como. Purtroppo il parcheggio “vista lago” è occupato da una manifestazione perciò optiamo per un supermercato appena fuori città: spesa, pranzo, caffè e… via per la Svizzera.
Acquistata la vignette autostradale, passiamo il confine ed attraversiamo tutta la nazione elvetica per giungere in territorio francese e fermarci nel grazioso paesino di St. Louis. Parcheggiamo per la notte vicino ad un centro commerciale decisamente tranquillo.

Martedì 23 giugno da St. Louis (Alsazia) a, Guignicourt (Autoroute des Anglais), Francia Km 452

Questa mattina continua la nostra marcia di avvicinamento a Calais per il passaggio del Canale della Manica. Abbiamo pianificato come nostra mèta per il pranzo, la città di Luneville con sosta davanti all’omonimo castello che visiteremo subito dopo il caffè.
Arrivati troviamo senza difficoltà castello e parcheggio (N 48.59525 E 6.49041). Essendo un po’ presto per mangiare, approfittiamo per una passeggiata ed acquistiamo delle specialità pronte per il pranzo.
Dopo mangiato entriamo al castello e scopriamo che oggi è giorno di chiusura al pubblico ma la squisita gentilezza del personale di custodia ci consente comunque una rapida visita degli interni; i giardini sono comunque sempre aperti e fruibili.
Lunéville fu la residenza prediletta di Leopoldo, Duca di Lorena, dal 1702 al 1729. Grande ammiratore del Re Sole, il nobiluomo richiese i servizi di Germain Boffrand per farsi costruire a Lunéville una modesta «copia» di Versailles. Purtroppo, una parte della storia artistica di Lunéville è andata in fumo durante l’incendio che nel 2003 ha danneggiato l’ala meridionale del castello, distruggendo interamente la cappella e il museo. (Descrizione da ViaMichelin).
Ci rimettiamo in marcia sotto una pioggerella fastidiosa: la cena è prevista a Chalons en Champagne. Arrivati, ci fermiamo vicino al campo sportivo (N 48.94904 E 4.37398).
Le distanze da fare a piedi sono veramente modeste per cui visitiamo il centro e la cattedrale dove un simpatico sacerdote, che parla un ottimo italiano, ci descrive la chiesa e la sua caratteristica: un campanile contenete un carillon formato da 52 campane.
L’antica Duro Catalaunum, sino al 1998 denominata Châlons-sur-Marne, è stata ribattezzata in quell’anno, Châlons-en-Champagne, riprendendo il nome che già le era appartenuto prima della Grande Rivoluzione. Nel febbraio o marzo 274 a Châlons-sur-Marne si svolse la battaglia tra le truppe dell’Impero delle Gallie e quelle dell’Impero romano. Nei suoi pressi si svolse anche la celebre battaglia dei Campi Catalaunici (o Catalauni, o detti anche Maurici), il 20 giugno del 451. Essa vide il trionfo dell’ultimo grande generale dell’Impero Romano d’Occidente, Flavio Ezio, contro il re unno Attila. Nei primi anni della Grande Rivoluzione fu collegio elettorale di Pierre-Louis Prieur, fra i Montagnardi più esagitati. La città ebbe un ruolo significativo nella prima fase della guerra franco-prussiana, quando Napoleone III vi si trasferì, in attesa delle due grandi armate (l’armata di Alsazia di Patrice de Mac-Mahon e l’armata del Reno di François Achille Bazaine) vi si concentrassero. Solo la prima delle due armate raggiunse la città il 16 agosto 1870, mentre Bazaine preferì raggrupparsi presso la piazzaforte di Metz (Assedio di Metz), ciò che impose a Mac-Mahon una marcia di ricongiungimento, che terminò nella disastrosa battaglia di Sedan.
Monumenti e luoghi d’interesse
Collegiata di Notre-Dame-en-Vaux
La Cattedrale di Châlons rappresenta un notevole esempio dell’architettura gotica in Francia e, con le sue due affilate guglie in piombo della facciata che si riflettono sul canale del Mau, ne è anche il simbolo. Custodisce all’interno un mirabile ciclo di vetrate medievali e rinascimentali. Nel 1115 San Bernardo vi venne nominato abate dell’Abbazia di Clairvaux dal vescovo di Châlons Guglielmo di Champeaux, suo amico. Nel 1671, il 19 novembre, Filippo d’Orléans, fratello del Re Sole, sposa qui la principessa Elisabetta Carlotta del Palatinato. Di fondazione romanica (1157), conserva ancora i pilastri, le torri del coro e i capitelli figurati. Il resto venne sopraelevato in stile gotico e completato entro il 1217.
Tornati ai camper, dal momento che c’è ancora luce, decidiamo di fare qualche altro chilometro prima della cena in modo da avvantaggiarci per la tratta di domani. Pernottiamo all’interno di un’area di servizio sulla Autoroute des Anglais (N 49.44592 E 3.92983).

Mercoledì 24 giugno da Chalons en Champagne a Cambridge
Km 412 (oltre la traversata)

Oggi la giornata è dedicata al passaggio in Gran Bretagna, quindi continuiamo il cammino verso il porto di Calais.
Arrivati vicino le zone d’imbarco, ci imbattiamo in un triste spettacolo che, scopriremo, diventerà consuetudine nei vari telegiornali una volta rientrati a casa: una moltitudine di immigranti irregolari tenta di entrare in qualche modo all’interno dei camion in transito –come detto siamo vicini agli imbarchi e le velocità sono modeste- addirittura provando a saltare dai cavalcavia dell’autostrada, per tentare di passare clandestinamente in Gran Bretagna e raggiungere parenti e amici che già vivono e lavorano là… C’è da riflettere, e molto…
Comunque, passati i controlli, ci dirigiamo alla biglietteria dove, con una spesa di 130 euro per camper e due persone, ci imbarchiamo nel primo pomeriggio per Dover. La traversata –circa settantacinque minuti- è tranquilla. Spostiamo le lancette dell’orologio un’ora indietro per allinearci con lo sbarco e siamo già in terra inglese!
La guida a sinistra non presenta particolari problemi… La nostra meta per domani è la città di Cambridge quindi, essendo ancora presto, cercheremo di avvicinarci il più possibile. Incontriamo molto traffico nei pressi di Londra ma sia prima che dopo, pur rimanendo notevole, risulta scorrevole. Il tempo è variabile, incontriamo scrosci di pioggia, ma nulla di problematico e arriviamo ad una grande stazione di servizio a circa 40 km dalla nostra meta di domani (N 51.87218 E 0.19549). Decidiamo per la sosta perché è tardi e perchè troviamo proprio di tutto: aree apposite per il parcheggio, negozi, fast food, sportelli automatici per il prelievo di valuta –abbiamo abbandonato l’euro- quindi approfittiamo anche per acquistare un atlante aggiornato del Regno Unito peraltro a prezzo scontato.
Giovedì 25 giugno da Cambridge a York Km 324
E’ di nuovo mattina quindi entriamo a Cambridge.
Cambridge è sicuramente rappresentata a livello internazionale dalla sua prestigiosa tradizione universitaria, una della più antiche e rinomate al mondo. La fondazione dell’università risale al 1209 ad opera di un gruppo di studenti in fuga dalla vicina Oxford, mentre il primo college – il Peterhouse – risale al 1284. Si tratta di una cittadina tipicamente inglese che sorge sulle rive del fiume Cam (da cui deriva il suo nome) nella parte orientale della Gran Bretagna ed è caratterizzata da inverni piuttosto freddi ed estati calde e una piovosità diffusa in tutte le stagioni. Conta all’incirca centomila abitanti e più di ventimila studenti popolano la città durante tutto l’anno. Lo sviluppo economico di Cambridge è legato all’università, al turismo e al settore dei servizi. Grazie alla costante ricerca portata avanti nell’ambito universitario, numerose sono le aziende ad alta tecnologia nate intorno alla città (da qui deriva anche il suo appellativo di Silicon Fen). Anche l’industria editoriale è molto diffusa e Cambridge vanta una tra le case editrici più antiche dell’Inghilterra: la Cambridge University Press, nata nel 1534 e ancora oggi una tra le più importanti al mondo per la stampa di libri universitari. Strutture ricettive, ristoranti, pub e locali, negozi e centri commerciali hanno modificato l’assetto urbano medievale della città rendendola più moderna e cosmopolita, mescolandosi armoniosamente ai vecchi palazzi, alle grandi piazze, alle sedi storiche dell’università (la King’s College è la più famosa), ai musei e ai teatri. Tutto rende Cambridge uno tra i maggiori centri culturali e artistici della Gran Bretagna e questo è motivo di rivalità con Oxford, altra città inglese sede di un autorevole ateneo. Cambridge occupa anche una posizione importante nella storia dello sport britannico. Già nel 1848 nell’università della città vennero decise le regole base del calcio.
Ma Cambridge, più che per la tradizione calcistica, è famosa per la squadra di rugby e la squadra di canottaggio che si contrappongono soprattutto alle rispettive squadre di Oxford in due importanti eventi nazionali: la Varsity Match di rugby e la Boat Race di canottaggio. Una curiosità: personaggi come Newton, Darwin, Wordsworth, Milton, Ian McKellan, John Cleese, Emma Thompson e Zadie Smith hanno studiato presso le Università di Cambridge e i loro eccellenti curriculum sono testimonianza del valore di questa università! (Descrizione da http://www.guidaregnounito.net).
Peniamo un po’ per trovare l’ingresso camper al Park and Ride (N 52.16841 E 0.10683). Una volta entrati, paghiamo alla macchinetta e, oltre al parcheggio, otteniamo anche il biglietto per l’autobus che porta in centro. Come avremo modo di sperimentare per tutto il viaggio, contrariamente a quello che trovammo in una visita in Inghilterra qualche anno fa, in questi parcheggi non è più possibile il pernottamento: i cartelli no-overnight sono ormai cresciuti come funghi. Ci rechiamo in città e ci imbattiamo in una piacevole nota di colore: è il giorno della consegna dei diplomi. Decine e decine di ragazzi marciano per le vie indossando le loro classiche divise universitarie e nei cortili dei tanti atenei, sono pronti rinfreschi per festeggiare con amici e parenti questo giorno così importante. Ci godiamo il clima festivo mentre visitiamo il centro ed il lungofiume con le sue stazioni per il noleggio delle barche ed i suoi localini pittoreschi. Compriamo qualcosa di pronto da mangiare e torniamo verso i camper in quanto la nostra mèta rimane, comunque, la Scozia.
Per il pernottamento abbiamo deciso per la città di York che intendiamo visitare domani per cui… GPS, accensione motori e via!
L’arrivo a York è agevole la ricerca del parcheggio… tutt’altro. Tutte le aree reperite in rete –e non sono poche- mostrano grandi cartelli no-overnight che sembrano assolutamente… nuovi di zecca. Decidiamo allora di rientrare in autostrada per fermarci ad una stazione di servizio e tornare domattina. Così facciamo (N53.90586 W 1.18586). Non è pulitissima ma tant’è… Siamo stanchi, approfittiamo di un fast food e andiamo a dormire.

Venerdì 26 giugno York – Edimburgo Km 344
Ci svegliamo, il tempo è brutto, dovremmo andare avanti per riprendere l’autostrada in senso contrario e tornare a York… decidiamo per lasciare la prua a nord e rimandare la visita di York al ritorno: tanto è da qui che dovremo ripassare… Inseriamo quindi le coordinate che ci porteranno nel cuore della regione dei Borders dove, superato il confine –border, appunto- con l’Inghilterra, andremo alla scoperta di uno dei percorsi turistici forse un po’ fuori dai flussi del turismo di massa. Campagna verdissima e ondulata, fiumi dal nome famoso come il Tweed, villaggi pittoreschi ancora legati all’antica tradizione tessile, il tutto circondato dalla storia…
Le Abbazie della regione -Jedburgh, Dryburgh, Melrose e Kelso- sono testimonianze dell’irrequieto passato quando i re di Scozia e Inghilterra volevano ad ogni modo imporre la loro supremazia sulla regione. Questi splendidi edifici religiosi furono eretti per volere del Re scozzese David I [1124-1153] come simbolo del suo potere. Danneggiate in azioni di guerra, soprattutto alla metà del XVI secolo dall’esercito di Enrico VIII, le abbazie furono soppresse nel 1559 durante la Riforma religiosa che interessò tutta la Gran Bretagna. Le imponenti rovine che ammiriamo oggi portano impressa la loro storia di ricchezza, fuoco, guerra. (Descrizione da http://www.europamedievale.it)
All’ora di pranzo giungiamo a Kelso; parcheggiamo giusto dietro l’abbazia (N 55.59714 W 2.43047) iniziando così, finalmente, a svolgere il tema del nostro viaggio.
L’abbazia di Kelso (in inglese, Kelso Abbey) venne edificata nel XII secolo da una comunità di monaci tironensi (monaci benedettini originari dell’Abbazia di Tiron, vicino a Chartres, in Francia) che si erano trasferiti dalla vicina Abbazia di Selkirk. I monaci costruirono l’abbazia su un terreno concesso loro dal re Davide I. La costruzione cominciò nel 1128 e, quando l’abbazia fu completata, nel 1143, fu dedicata alla Beata Vergine Maria e a san Giovanni apostolo. L’abbazia presto divenne una delle più grandi e ricche della Scozia; molte delle sue entrate provenivano dalle vaste tenute nella regione di confine tra Scozia e Inghilterra. L’importanza dell’abbazia in quell’epoca fu evidente quando re Giacomo III di Scozia vi fu incoronato nel 1460. Tuttavia a causa della vicinanza col confine con l’Inghilterra, l’abbazia soffrì danni per le razzie tra confinanti. Fu danneggiata per la prima volta durante le guerre anglo-scozzesi all’inizio del primo decennio del Trecento, ma fu in seguito riparata dai monaci. Subì seri danni durante la campagna “Rough Wooing” (la disputa su Maria Stuarda) del conte di Hertford contro la Scozia tra il 1544 ed il 1547, che causò una notevole distruzione di molte delle abbazie della Scozia meridionale, comprese quelle di Melrose, Dryburgh e Jedburgh. Dopo l’avvio della Riforma protestante in Scozia, nel 1560, l’abbazia di Kelso non ebbe possibilità di essere recuperata e ricostruita. A seguito di ulteriori attacchi e danneggiamenti, l’abbazia fu ufficialmente dichiarata derelitta nel 1587. Dopo la fine della Riforma, l’abbazia fu in parte usate come chiesa parrocchiale tra il 1647 ed il 1771, mentre altre parti della struttura furono smantellate ed usate come fonte di pietra dagli abitanti locali per edifici nella città di Kelso. Nel 1805 fu eliminata la maggior parte dei resti ancora esistenti, lasciando solo la torre occidentale ed il suo transetto, ancora visibili oggi. Più recentemente, nel 1933, è stato aggiunto un convento in memoria di Henry John Innes-Ker, ottavo duca di Roxburghe, costruito secondo lo stile originale dei conventi di quando fu costruita per la prima volta l’abbazia. (Descrizione da Wikipedia)
La visita è gradevole e rilassante anche perché, come tutti sappiamo, da questo momento le tratte da percorrere saranno più brevi e le visite più numerose.
Ci spostiamo, a pochi chilometri, per la visita dell’abbazia di Melrose.
L’abbazia di Melrose (in inglese, Melrose abbey), situata nel paese omonimo, fu fondata nel 1136 da monaci cistercensi, su richiesta del re Davide I di Scozia. La parte orientale dell’abbazia fu completata nel 1146; durante i successivi cinquant’anni altre costruzione vennero aggiunte al complesso. L’abbazia fu costruita a forma di croce di San Giovanni, uno stile gotico. Alessandro II ed altri re e nobili scozzesi sono sepolti nell’abbazia. Si dice che anche il cuore imbalsamato di Robert Bruce riposi nel terreno dell’abbazia, dopo essere stato riportato indietro dalle crociate. Nel 1812, una bara di pietra che secondo alcune speculazioni apparteneva a Michael Scott, il filosofo e “stregone”, fu trovata in un corridoio nel presbiterio sud dell’abbazia. È conosciuta per i suoi molti dettagli decorativi scolpiti, che comprendono immagini di santi, draghi, doccioni e piante. Su una delle scale dell’abbazia vi è un’iscrizione del maestro massone John Morow “Be halde to ye hende” (“Ricorda, la fine, la tua salvezza”), che è diventato il motto della cittadina di Melrose.
Esisteva un monastero dedicato ad Aidano di Lindisfarne costruito a Melrose nel VI secolo in un sito circa due miglia a est del luogo in cui si erige ora l’abbazia di Melrose. Fu distrutto da Kenneth I di Scozia nell’839. Re Davide I voleva che la nuova abbazia fosse costruita nello stesso sito ma i cistercensi insistettero dicendo che la terra non era sufficientemente buona per coltivare e scelsero il sito odierno. L’abbazia divenne la motherchurch (“chiesa madre”) dell’ordine in Scozia. Intorno all’abbazia presto si formò una città. Nel 1322 la città venne attaccata dall’esercito di Edoardo II e l’abbazia fu distrutta durante l’attacco. Fu ricostruita con l’aiuto del re Roberto I di Scozia, il cui cuore imbalsamato si dice sia stato sepolto nell’abbazia, rinchiuso in una cassa di piombo. Nel 1385 l’abbazia fu data alle fiamme da Riccardo II di Inghilterra mentre respingeva verso Edimburgo l’esercito di Davide II di Scozia. L’abbazia fu ricostruita lungo un periodo di circa 100 anni; la costruzione non era ancora terminata quando Giacomo VI la visitò nel 1504. Nel 1544, mentre le armate inglesi rastrellavano la Scozia nell’intento di convincere gli scozzesi a consentire la promessa in sposa dell’infanta Maria Stuart al figlio di Enrico VIII, l’abbazia venne nuovamente pesantemente danneggiata e non fu mai più riparata completamente. Questo portò al suo declino come monastero funzionante. L’ultimo abate fu James Stuart (figlio di Giacomo V di Scozia) che morì nel 1559. Nel 1590 morì l’ultimo monaco di Melrose. L’abbazia subì un ultimo assalto e alcune delle sue mura mostrano ancora i segni delle cannonate dopo essere state bombardate da Oliver Cromwell durante la guerra civile inglese. Nel 1610, una parte della chiesa dell’abbazia fu convertita in chiesa parrocchiale per la città circostante fino al 1810, quando una nuova chiesa fu eretta nella città di Melrose.
Nel 1996 uno scavo archeologico sul sito dissotterrò un contenitore conico di piombo ed una placca di rame cesellata con le parole «The enclosed leaden casket containing a heart was found beneath Chapter House floor, March 1921, by His Majesty’s Office of Works» (“Lo scrigno di piombo qui racchiuso contenente un cuore fu trovato sotto il pavimento della Chapter House nel marzo del 1921 dall’Ufficio dei Lavori di Sua Maestà”). Il contenitore plumbeo non venne aperto, ma si pensa, siccome non ci sono altre testimonianze di altri cuori sepolti a Melrose, che quello fosse veramente il cuore di Robert Bruce. Il contenitore venne risotterrato presso l’abbazia di Melrose il 22 giugno 1998. Il 24 giugno fu inaugurato un plinto che copre il sito della sepoltura del contenitore.
Lo scrittore scozzese Walter Scott, nel 1811, nello stesso periodo in cui ricevette il titolo di sir, acquistò un possedimento ad Abbotsford, sulle rive del fiume Tweed. Da buon autore romantico era incantato dalla bellezza delle rovine: Melrose e la sua abbazia divennero uno dei temi ricorrenti della sua opera. (Descrizione da Wikipedia)
Anche in questo caso troviamo facilmente il parcheggio vicino l’abbazia (N 55.59916 W 2.72472) quindi, prima dell’ingresso essendo in questo caso a pagamento, acquistiamo lo Historic Scotland Explorer Pass che ci accompagnerà nella visita di molte delle attrazioni storiche in questo viaggio. Per finire la giornata ci portiamo al Lothian Bridge Caravan Park (N 55.87167 W 3.07682) di Edimburgo per il pernottamento e per prepararci, domani, alla visita della capitale scozzese.
Sabato 27 giugno Edimburgo Km 0
Notte tranquilla in campeggio e, dopo sveglia e colazione, 20 minuti di autobus per la visita della città iniziando dal castello.
Edimburgo è una città) del Regno Unito, capitale della Scozia dal 1437 e sede del suo nuovo Parlamento dal 1999. La città è situata sulla costa orientale della Scozia e sulla riva meridionale del Firth of Forth, a circa 70 km ad est di Glasgow. La città sorge su di una serie di colline. Le parti storiche della città (Old e New Town), insieme al Castello, nel 1995 sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. La capitale scozzese è una delle città più visitate della Gran Bretagna con circa 2 milioni di turisti l’anno e a questo successo contribuisce anche il Festival di Edimburgo, che si tiene ogni anno ed è accompagnato da numerose manifestazioni collaterali. La città sorge su 7 colli. I punti più alti sono: Arthur’s Seat, Castle Rock dove si trova il castello, Calton Hill, Corstorphine Hill, Braid Hills, Blackford Hill e Craiglockhard Hill.
Il nome della città pare abbia origine dal celtico Din Eidyn (Forte di Eidyn), dal periodo in cui era una fortezza per il popolo dei Gododdin, forse perché nella metà del VI secolo era la sede del re Clinog Eitin, il cui nome ricorda appunto quello del luogo. Dopo che la città fu assediata dagli angli della Bernicia, prese il nome di Edin-burgh, che a parere di alcuni studiosi deriverebbe dall’anglosassone per “fortezza di Edwin”, forse derivato dal re Edwin di Northumbria nel VII secolo, anche se ciò appare poco probabile dato che il nome della città è precedente a quel periodo. Il suffisso burgh significa “fortezza” o “gruppo di edifici”, ossia una città ed è simile al tedesco burg, al latino parcus, al greco pyrgos. Le prime testimonianze dell’esistenza della città come separata dalla fortezza risalgono a un documento dei primi del XII secolo, datato probabilmente 1124, con cui il Re David I assegnava terreni alla Chiesa della Santa Croce di Edimburgo. Ciò indicherebbe che le origini ufficiali della città possono situarsi tra il 1018 (quando re Malcolm II difese la regione di Lothian dagli abitanti del Northumbria) e il 1124. Il documento si riferisce alla chiesa con la denominazione latina di Ecclesia Sanctae Crucis Edwin esburgensis, il che potrebbe indicare che i redattori del documento ritenevano che Edwin fosse l’origine del nome della città e decisero quindi di ricavare la versione in latino da quello che credevano fosse il nome antico; ma potrebbe anche significare che a un certo punto dei precedenti 600 anni il nome era stato alterato per includere una w. In ogni caso, nel decennio dal 1170 il re Guglielmo I di Scozia usava il nome Edenesburch in un documento (di nuovo in latino) che confermava la cessione di terreni eseguita del 1124 da David I. Nel 1215 a Edimburgo si riunì il primo parlamento locale e a partire dal 1455 la città fu dotata di una cinta muraria per difendersi dagli attacchi nemici. Nel 1530 un grande incendio distrusse numerosi edifici della città, solo 14 anni più tardi le truppe di Enrico VIII distrussero gli edifici ancora in corso di ricostruzione e solo dopo il 1603 Edimburgo conobbe un periodo di pace. In seguito alle unions of the crown, Giacomo VI diventò, oltre a re di Scozia, anche il re d’Inghilterra, trasferendo però la sede della monarchia a Londra. La città conobbe nuovi tumulti quando Carlo I tentò di imporre la Chiesa anglicana di Stato al posto della confessione presbiteriana scozzese. Nel 1650 il Lord Protector Oliver Cromwell occupò la città scatenando una vera e propria carneficina. Il secolo successivo non fu di certo più pacifico. Sulla scia delle rivolte giacobite, nel 1745 Bonnie Prince Charlie cercò invano di occupare il castello di Edimburgo, ma si dovette accontentare solo di alcune vittorie sulle truppe inglesi, poiché l’assedio alla fine fallì, in quanto le sue truppe non disponevano dell’artiglieria necessaria. Nel 1767 gli urbanisti iniziarono la progettazione della New Town per ospitare la popolazione in rapida crescita. Il quartiere è situato a Nord del vecchio centro e si presenta ordinato e razionale, in perfetto stile georgiano. Nel 1817 fu completato il drenaggio e la bonifica del Loch Nor, un fiordo marino che dal Firth of Forth arrivava fino alle pendici della collina in cui si trova la parte più antica della città, dividendola dalla parte nuova. In questa depressione geografica è stata costruita la stazione ferroviaria e furono creati i giardini di Princes Street.
Il centro storico di Edimburgo è diviso a metà da Princes Street e dagli omonimi giardini. La via è la più frequentata della capitale per il passeggio e per gli acquisti. Nella parte meridionale il panorama è dominato dal Castello di Edimburgo (Edinburgh Castle), situato su un cono vulcanico, e dalle costruzioni della Old Town mentre sulla parte settentrionale si affaccia la New Town.
La Old Town conserva la sua struttura medievale nonché molti edifici risalenti all’epoca della Riforma Protestante che si affacciano sulla via principale detta Royal Mile. Questa è un lungo rettilineo di un miglio circa che collega il castello di Edimburgo, a ovest, con l’Holyrood Palace e l’omonima abbazia in rovina, a est, attraversando tutta la vecchia città che poggia su di una collina di origine vulcanica, originatasi durante l’ultima glaciazione. Il “Royal Mile” è in verità un insieme di quattro vie (Castlehill, Lawnmarket, High-street e Canongate) sulle quali si affacciano numerosi edifici pubblici di notevole interesse. La Cattedrale di Sant’Egidio (Edimburgo) che è la principale chiesa della città, da molti chiamata erroneamente cattedrale, si trova lungo la High-street. Dietro questa chiesa si trova anche la casa del parlamento (Parliament House) che fu il palazzo del parlamento in cui l’assemblea scozzese si riunì fino al 1707 ed è ora l’edificio dell’alta corte del tribunale scozzese. Sempre lungo “il miglio reale” si trova la casa del XV secolo in cui abitò John Knox, il riformatore della chiesa scozzese. In fondo alla via Canongate (ultimo tratto della Royal mile partendo dal castello), in prossimità dell’Holyrood Palace, si trova anche il nuovo parlamento scozzese aperto nel 2004. Dal Royal Mile si dipartono a spina di pesce le vie secondarie che scendono dalla collina in varie direzioni, con ampie piazze, dove una volta si svolgevano i mercati, a circondare gli edifici pubblici principali e le chiese. Molte di queste viuzze secondarie sono dei cosiddetti close, ossia vicoletti angusti ricoperti da volte che spesso sboccano in cortili interni. In uno di questi vicoletti (Anchor Close) un tempo sorgeva la tipografia “Smellie” che nel 1768 stampò la prima edizione dell’Encyclopedia Britannica. Altri edifici presenti nella Old Town sono il Museum of Scotland, la University of Edinburgh e la Scottish National Library, una biblioteca che vanta un patrimonio di circa 5 milioni di libri. Questa parte della città era abitata, nel XVIII secolo, da circa 80.000 persone ma, come accade spesso in molti centri storici delle città, oggi non se ne contano più di 4.000.
Castello di Edimburgo
Il maniero sorge su un’antica rocca di origine vulcanica chiamata in origine Din Eidyn (la fortezza di Edyn), che assunse il nome di Edimburgo dopo l’invasione degli angli nel 638 d.C. Le sue origini vengono indicate intorno al 1130 d.C. ed è attualmente visitata da oltre un milione di turisti all’anno, rendendola la meta più frequentata del Regno Unito. Al suo interno si possono visitare, oltre alla magnifica struttura medievale, il Museo Nazionale della Guerra, i Gioielli Reali, il Palazzo Reale, le prigioni, il Salone d’Onore e il monumento nazionale scozzese ai caduti. Particolare successo riscuote “l’one o’clock gun”, ossia il colpo di cannone che tutti i giorni, eccetto la domenica, viene sparato alle 13.00 per segnalare l’orario alle navi che attraccano al porto; questa tradizione si protrae dal 1846. Negli appartamenti reali è possibile osservare i gioielli della corona, fra cui la spada cerimoniale, la corona e lo scettro. Nella stessa stanza è presente anche la pietra del destino (Stone of Scone) dove venivano incoronati i reali scozzesi. La pietra, che era stata sottratta dagli inglesi nel Medioevo, è stata restituita nel 1996, ma qualcuno sostiene che si tratti di un falso, sostituita da dei monaci poco prima del furto. Da numerosi punti di questo luogo di grande interesse storico è possibile godere di una magnifica vista su tutta la città di Edimburgo e le zone limitrofe.
New Town
La New Town si affaccia su Princes Street e venne costruita verso dalla fine del XVIII secolo. Da allora si è ingrandita, ma il nucleo originale rimane un mirabile esempio di architettura e urbanistica dell’epoca georgiana, e per questo motivo la New Town e la Old Town sono state dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. La decisione di costruire un nuovo quartiere al di fuori delle mura fu presa in seguito all’aumento della popolazione verificatosi durante il XVIII secolo. Nel gennaio del 1766 fu indetta una competizione per trovare il miglior progetto per il nuovo quartiere e a vincerla fu il giovane James Craig. Egli propose uno schema molto razionale con poche ampie vie perpendicolari tra loro, ed una via principale al centro chiusa alle estremità da due piazze. La via principale fu chiamata George street in onore dell’allora re Giorgio III; ai suoi estremi si trovano le piazze quadrate St Andrew Square a est, e la Charlotte Square, dove oggi si trova la Bute House, residenza del primo ministro scozzese, ad ovest. La prima versione della New Town fu terminata intorno al 1800, anche se poi, dato il successo del progetto, fu ampliata con l’aggiunta di nuovi quartieri che riprendevano comunque lo schema della versione originale. L’eccesso di terra scavata, derivata dalla costruzione di questi nuovi quartieri, fu utilizzata per creare una piccola collina sulla depressione del Loch Nor chiamata oggi The Mound e che ora collega la città nuova a quella vecchia. Su questo rilievo nella metà del XIX secolo furono costruiti gli edifici per la National Gallery of Scotland e per la Royal Scottish Academy. Attualmente nella New Town si trova anche la Scottish National Portrait Gallery. Merita citazione anche l’imponente St. Mary’s Cathedral sede dell’Arcidiocesi.
South Side
Il South Side è una parte della città prettamente residenziale e comprende più aree: Saint Leonards, Marchmont, Haymarket, Polwarth, Newington, Sciennes, The Grange, Bruntsfield, Morningside, e Merchiston. In questa zona si trova anche il campus universitario. Leith è la zona portuale di Edimburgo, lungo il Firth of Forth, anche se mantiene la propria distinta identità rispetto al resto della città. Nel 1920 quando la cittadina di Leith fu annessa ad Edimburgo ci furono non pochi risentimenti ed ancora oggi il seggio parlamentare è assegnato per la circoscrizione di Edimburgo nord-Leith, a sottolineare il fatto che può essere di fatto considerata un’entità separata dalla città. A Leith si trova ammarata la Royal Yacht Britannia, dietro il grande centro commerciale Ocean Terminal costruito negli anni ottanta per riqualificare la zona.
Colline
Il terreno variabile della città di Edimburgo comprende anche varie colline, oltre a quella su cui poggia il castello e la Old Town. A sud-est della città vecchia si trova l’Arthur’s Seat, di origine vulcanica, e punto più alto delle colline attorno a Edimburgo. Si trova sopra l’Holyrood Palace, ora parte dell’Holyrood Park, ed è un posto molto frequentato dagli abitanti della capitale. Verso nord-est, sopra la New Town, si trova Calton Hill, un’altra collina sopra la quale sono stati costruiti vari monumenti. In cima si trovano due osservatori, il Nelson’s Monument (una torre dedicata all’Ammiraglio Nelson) e il National Monument, un monumento costruito sul modello del Partenone di Atene. Questo è anche chiamato dai cittadini “la vergogna di Edimburgo” perché, voluto per onorare i caduti durante le guerre contro Napoleone, è rimasto incompleto per mancanza di fondi. Sul lato sud della collina si trova anche la St. Andrew’s House, un grande edificio in Art Déco. (Descrizione da Wikipedia)
Dopo la visita al castello decidiamo di prendere il bus turistico in modo da avere una visione completa della città con un buon commento e la possibilità di scendere per vedere meglio le attrazioni che più ci interessano. Torniamo al campeggio stanchi e soddisfatti.

Domenica 28 giugno da Edimburgo a St. Andrews Km 108

Camper service, spesa poco lontano dal campeggio e si parte per un’altra giornata di visita della Scozia; la prima meta è Dunfermline.
Si tratta di una piccola città del Fife situata su di un rilievo a 5 km dalle rive del Firth of Forth, 20 km a nordovest di Edimburgo. La città è l’antica capitale della Scozia e nella sua abbazia sono tumulate le spoglie di Robert I Bruce (Girvan, 11 luglio 1274 – Cardross, 7 giugno 1329) che fu re di Scozia dal 1306 al 1329. Di ascendenza normanna e scozzese fu uno dei più grandi re della Scozia, ed anche uno dei guerrieri più famosi della sua epoca. Condusse la Scozia contro il Regno d’Inghilterra durante le Guerre di indipendenza scozzesi. Era il pronipote di Davide I di Scozia e fu spesso in contrasto con l’eroe scozzese William Wallace. Il suo corpo è sepolto nell’abbazia di Dunfermline. Secondo il desiderio di Robert, il suo cuore avrebbe dovuto essere sepolto a Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro. Così nel 1330 cinque cavalieri si imbarcarono verso la Terra santa per esaudire il suo desiderio, ma durante il viaggio la comitiva si unì ad una crociata. Secondo la leggenda, Sir Douglas, uno dei cavalieri, portò il cuore in battaglia come talismano, ma è storicamente dimostrato che venne riportato in Scozia e sepolto nell’abbazia di Melrose. La città è attraversata, da nord a sud, dal pittoresco Pittencrieff Park.
Parcheggiamo facilmente (N 56.06874 W 3.46197) subito sotto l’abbazia e partiamo per la visita. Una fastidiosa pioggerella sembra volerci rovinare la giornata ma poi il tempo volge al bello e così ci accompagnerà fino a sera. Al ritorno dalla visita pranziamo e ripartiamo per i graziosi paesini della costa est.
Ci fermiamo a St. Monans piccolo e pittoresco villaggio una volta prevalentemente dedito alla pesca è ora considerato un’attrazione turistica della zona. La parte vecchia del villaggio è situata su una collina che guarda sul Firth of Forth, con vista su North Berwick, Bass Rock e l’Isle of May. Saint Monans ha diversi edifici storici e alcuni ex mulini a vento che possono essere visitati, oltre a una chiesa del XIV secolo nella parte occidentale del sito.
Passiamo poi per Pittenweem ed Anstruther dove dobbiamo accontentarci di buttare un occhio dal camper in quanto la giornata volta al bello ha richiamato folle per una passeggiata ed un gelato per cui è impossibile parcheggiare.
Riusciamo a fermarci a Crail che, costruita attorno a un porto naturale ospita numerosi edifici del XVII secolo e successivi e una della più antiche chiese della Scozia, risalente al XIII secolo. Proseguiamo per St. Andrews, culla del golf. Parcheggiamo di fronte al mare (N 56.34345 W 2.8066) sulla West Sands Road che passa tra una spiaggia bellissima e un campo da golf che sembra finto tanto l’erba è curata: pur essendo in Scozia si tratta di un perfetto prato… inglese. Girando lo sguardo vediamo che ci sono campi ovunque ed ognuno è corredato da gradinate per migliaia di spettatori. Per ora ci limitiamo ad una passeggiata sulla spiaggia e domani visiteremo la città.
Lunedì 29 giugno da St. Andrews ad Aberdeen Km 136

La piccola città storica di St. Andrews è il centro mondiale del Golf e un vivace borgo con una delle più affascinanti cattedrali di Scozia. E’ una città universitaria ed ex borgo reale sulla costa orientale del Fife in Scozia. La città, che fino al X secolo era conosciuta come Kilrymont, prese in seguito il nome da Sant’Andrea Apostolo. L’opzione “-s” in St Andrews non è un possessivo, ma rappresenta Androis, la forma più antica scozzese di Andrew. E’ il più grande centro nel Fife. Vi troviamo, come detto, la cattedrale risalente all’VIII secolo e un vescovado almeno dell’XI secolo. Il borgo divenne presto la capitale ecclesiastica della Scozia, una posizione che mantenne fino alla Riforma scozzese.
Oggi, St Andrews è conosciuta nel mondo come la “casa del golf”. Ciò è dovuto al fatto che è sede del Royal and Ancient Golf Club, fondato nel 1754. Esso esercita l’autorità legislativa del gioco del golf in tutto il mondo (tranne che negli Stati Uniti e Messico). È il luogo dove si svolge l’Open Championship, il più antico torneo di questo sport ed uno dei quattro Open più importanti al mondo. La città è anche sede dell’Università omonima, la terza più antica nel mondo riguardo alla lingua inglese e una delle più prestigiose del Regno Unito. L’Università è parte integrante del borgo, e durante il periodo scolastico gli studenti costituiscono circa un terzo della popolazione della città. (Descrizione da Wikipedia).
Terminata la visita e pranzato si riparte per la costa e per il famoso Dunottar Castle.
L’immensa fortezza del Dunnottar Castle è uno dei castelli in rovina più evocativi e affascinanti di Scozia. Si trova lungo una strada secondaria, a circa due chilometri da Stonehaven sulla costa orientale della Scozia. È situato su una penisola a picco sul Mare del Nord, collegata alla terra ferma soltanto da un piccolo istmo. Il forte gode di una posizione difensiva straordinaria: si erge infatti su uno sperone roccioso a picco sul mare, a circa cinquanta metri d’altezza, l’unica via d’accesso dalla terra ferma è uno stretto sentiero in pendenza che si snoda lungo la roccia. Dopo il varco d’ingresso, un viottolo sterrato conduce ad un punto panoramico d’eccezione. Lo sperone isolato di roccia nera su cui sorge il castello, si staglia sulle scogliere a strapiombo della circostante Tornyhive Bay. Un camminamento in discesa, reso agevole da gradini, porta al livello della scogliera, dopodiché un breve e ripido sentiero sale all’area monumentale. I vari edifici, alcuni riconoscibili nelle loro originarie funzioni, come il mastio, altri ridotti a ruderi, sono disseminati su un prato esteso intorno a una corte quadrangolare e lasciano immaginare le ampie dimensione della roccaforte. In realtà queste costruzioni sparse qua e là, non hanno mai costituito un castello vero a proprio, ma piuttosto una sorta di cittadella fortificata che, attraversando secoli di storia scozzese, è stata teatro di molte vicende sanguinose, ma le sue origini sono tuttora oscure. (Descrizione da Wikipedia)
Visitiamo l’esterno del castello inerpicandoci per sentieri e prati: ne vale la pena in quanto il panorama è molto bello e suggestivo. Rinunciamo alla visita interna perché siamo prossimi all’orario di chiusura, ma quanto visto riteniamo che sia la parte più bella.
Riprendiamo la strada per raggiungere la Città di Aberdeen alla quale diamo una rapida occhiata dal camper per raggiungere un parcheggio (N 57.17245 W 2.09864) all’interno del grande e meraviglioso Seaton park in centro città. Questo ci permette anche una rilassante passeggiata dopocena tra prati, alberi ed aiuole fiorite perfettamente tenute: non per nulla la città ha conquistato per ben dieci volte –dovrebbe essere un record- il premio Gran Bretagna in Fiore. A proposito, i fiori, i giardini privati o pubblici le aiuole in genere, saranno il leit-motiv che ci accompagnerà per tutto il viaggio. Il parco ospita anche una grande chiesa antica con annesso immancabile cimitero che visiteremo domani mattina.

Martedì 30 giugno Km 198

Lasciamo il bellissimo parco di Aberdeen non senza aver fatto un altro bel giro ed aver visitato la chiesa ed il piccolo cimitero. La prima meta per questa mattina è un classico della scozia: una distilleria di whisky, la Glenlivet (N 57.343907 W 3.337549).
Posizionata nella zona più remota delle Highlands con a sud la catena dei monti Cairngorm e a nord con il Ben Rinnes la zona di Glenlivet è la più selvaggia e isolata, difficile da controllare e da raggiungere, una regione con ampie risorse naturali, acque cristalline e ricca torba che ne fecero la zona perfetta per la produzione di whisky ma anche per la distillazione illegale praticata in abbondanza già dall’inizio dell’Ottocento. Il whisky distillato qui era insuperabile e la Glenlivet, fondata da George Smith, era la distilleria migliore. Si narra che re Giorgio V, nella sua visita ufficiale in Scozia del 1822, chiese proprio un assaggio di Glenlivet un fatto curioso e scioccante allo stesso tempo, un monarca che chiede di assaggiare un whisky illegale, ma che dà l’idea di quanto fosse famoso il Glenlivet all’inizio dell’Ottocento. (Descrizione da http://www.whiskyitaly.it)
Entriamo e prendiamo parte ad una visita guidata gratuita decisamente interessante con guida umana ed audioguida che rende molto più facile la comprensione specialmente per quanto riguarda i termini tecnici.
La Glenlivet opera con 14 alambicchi, sette per la prima distillazione e sette per la seconda, l’acqua utilizzata proviene dal ruscello Josie’s Well e l’orzo viene selezionato dalle coltivazioni del Banffshire. Nel processo di essiccazione non viene usata torba e per la fermentazione la distilleria utilizza ancora oggi tini di legno al posto di quelli di acciaio inox. Per la distillazione si usano alambicchi che hanno la forma e la dimensione originale progettata da George Smith più di 150 anni fa. (Descrizione da http://www.whiskyitaly.it)
Alla fine della visita, si è fatta ormai ora di pranzo e, approfittando ancora dell’ospitalità della Genlivet House e del suo parcheggio, pranziamo e ripartiamo; la prossima meta è Inverness.
Arriviamo in città nel pomeriggio –a proposito, data la latitudine, c’è luce fino alle 23:00-, parcheggiamo vicino alla cattedrale (N 57.47374, W 4.22891) e facciamo un giro a piedi per il centro. Dal momento che il parcheggio è come al solito no-overnight ci spostiamo, per la notte, appena fuori nel grande parcheggio di un centro sportivo dove c’è una gran quantità di posto (N 55.46320 W 4.24052).
Mercoledì 1 luglio

Questa mattina ci dirigiamo verso lo Urquhart Castle affacciato sul famosissimo Loch Ness.
Situato su un piccolo promontorio che si affaccia sulle acque del Loch Ness, il castello, anche se ormai in rovina, fu una delle più grandi roccaforti medievali della Scozia. Le prime testimonianze scritte della sua esistenza risalgono al 1200; per oltre quattrocento anni è stato conteso da inglesi e scozzesi. Nel 1692 fu fatto saltare in aria per evitare che cadesse nelle mani della rivolta giacobita. Subì ulteriori danni durante una violenta tempesta nel 1715, che ha causato il collasso dei resti della parete sud-ovest, facendola precipitare nelle acque del lago. Passò in carico allo stato nel 1913 e oggi è uno dei castelli più visitati di tutta della Scozia.
La vista sul lago è molto bella ed il castello è altrettanto bello anche se, ancora una volta, il mostro del lago rimane nascosto alla vista. Non volendolo disturbare più del dovuto, continuiamo la marcia lungo la costa godendoci gli splendidi scorci presenti e puntiamo verso una distilleria di birra: altro classico scozzese. La distilleria sulla quale si è posata la nostra attenzione è la Black Isle (N 57.53216 W 4.30340). Spesa e pranzo in un paesino a metà strada poi tutti in birreria. Entriamo e ci accoglie un giovane ingegnere alla produzione italiano di Fermo che si trova lì per una delle sue prime esperienze di lavoro. Ci illustra le modalità di fabbricazione della birra e ci indica le caratteristiche delle varie tipologie delle birre prodotte accompagnate da una piccola degustazione. Facciamo il pieno di bottiglie, acquistiamo anche qualche bicchiere Black Isle e, dopo i saluti di rito, riprendiamo la marcia verso un’altra chicca: le Falls of Shin. Si tratta di piccole rapide formate da un torrente che i salmoni risalgono per la posa delle uova (N 57.95973 W 4.40755). Arrivando, troviamo l’ampio parcheggio tutto per noi; ci sistemiamo con comodo e scendiamo i pochi scalini in legno che portano ad un piccolo belvedere. Siamo fortunati perché oltre il bellissimo luogo riusciamo anche a vedere e fotografare alcuni salmoni durante la loro faticosa risalita controcorrente: decisamente bello ed interessante. Puntiamo, per la serata, verso Dunnet Head (N 58.67056 W 3.37611). La penisola di Dunnet Head è situata nell’estremo nord scozzese e rappresenta il punto più a nord dell’intera Gran Bretagna. Il suo faro risale al 1831 e fu costruito da Robert Stevenson, il padre di Robert Louis Stevenson. La sua altezza supera i 100 metri e nei dintorni sono ancora presenti alcune fortificazioni che ebbero un ruolo difensivo durante la seconda guerra mondiale. Arriviamo al tramonto, forse l’ora migliore per godere del panorama dall’alto. E’ tutto molto scenografico: il faro, le falesie, il mare Suggestivo anche il cippo che indica punto. Il parcheggio è ampio e comodo, ma un vento fortissimo ci convince a scendere verso Thurso dopo una passeggiata e le foto di rito. Pernottiamo, quindi, a Castel Town (N58.59318 W3.39117). Km percorsi 329

Giovedì 2 luglio da Castel Town a Gairloch Km 303

Oggi percorreremo tutta la costa nord, fino a Durness. Si parte; il meteo ci assiste come al solito. Rispetto alle previsioni standard, abbiamo avuto fortuna per ora: la pioggia l’abbiamo avuta di notte o durante i trasferimenti. La strada è molto bella da un punto di vista naturalistico. Campi sconfinati, animali al pascolo, laghetti qua e là… Ci chiediamo dove saranno i proprietari del bestiame ed anche cosa accade se in una delle rarissime abitazioni la sera scoprono di aver dimenticato pane o latte…
Dopo qualche ora di single track –le strette strade a doppio senso ma ad una sola corsia- qualche sosta per foto e caffè, arriviamo alle porte di Durness. Parcheggiamo nello spiazzo vicino l’ufficio turistico (N 58.56800 W 4.73984) che domina dall’alto la Award Winning Beach –un nome un programma- uno spettacolo mozzafiato. Pranziamo godendoci il panorama poi scendiamo alla spiaggia per una bella passeggiata. Ripartiamo a malincuore dirigendoci verso Ullapool. Lungo la strada ci imbattiamo nell’ennesimo lago sulle cui rive persistono le rovine dell’Ardvreck Castle e Calda House ci fermiamo senz’altro anche qui per una passeggiata ed una visita. Giunti ad Ullapool parcheggiamo davanti a Tesco e, dopo un po’ di spesa, facciamo un giro per il paese ed assistiamo al passaggio di una banda di cornamuse per una festa locale. Ci rilassiamo con un po’ di colore scozzese. Per la notte, ci portiamo presso Gairloch dove troviamo un parcheggio appena fuori città (N 57.84493 W 5.57684). Anche in questo caso non riusciamo a stare fuori a chiacchierare almeno dopo cena… Da quando stiamo attraversando la parte centro-nord del paese è costante la presenza di enormi stormi di moscerini piccolissimi –quasi passano attraverso le zanzariere- e voracissimi! Te li ritrovi dappertutto, ti entrano nel naso e nelle orecchie impedendoti, di fatto, di rimanere all’aperto dopo le sei o le sette del pomeriggio!
Venerdì 3 luglio da Gairloch a Dunvegan Km 222

Colazione e si passa per Gairloch: pieno e qualche souvenir, un’occhiata al paese e si arriva a Torridon. Proseguiamo per Plockton e parcheggiamo sul porticciolo, pranziamo e ci avventuriamo su una specie di isolotto attraverso un piccolo istmo che lascerà ricordi sulle gambe sotto forma di graffi e bolle causati dalla vegetazione poco… amichevole. Passeggiata digestiva lungo la riva del lago verso Portree. Ci fermiamo per la notte in un campeggio vicino Dunvegan. Le molte soste fatte lungo la strada ci hanno consentito di apprezzare il territorio dell’isola di Skye.
L’isola di Skye è un’isola del Regno Unito, appartenente alla Scozia e facente parte dell’arcipelago delle Ebridi interne. Con una superficie di 1.656 km² è la maggiore dell’arcipelago. Le sue penisole si originano da un centro montagnoso dominato dai Cuillins, pendenze rocciose che caratterizzano fortemente il paesaggio dell’isola. Nonostante alcuni abbiano suggerito che il nome gaelico Sgitheanach descriva una forma alata, non vi sono certezze riguardo all’origine del nome dell’isola. L’isola è abitata sin dal mesolitico e la sua storia comprende un periodo di dominio norreno, e un lungo periodo di dominazione da parte del Clan MacLeod e del Clan Donald. L’insurrezione giacobita del XVIII secolo portò alla fine del sistema dei clan e condusse alle successive Clearances, che sostituirono interi terreni agricoli con allevamenti di pecore, il che obbligò molti all’emigrazione verso terre lontane. Le principali industrie sono quella del turismo, agricoltura, pesca e distillazione del whisky. Skye fa parte della regione scozzese dell’Highland e il maggiore insediamento dell’isola è Portree, conosciuta per il suo porto molto pittoresco. Vi sono collegamenti alle isole vicine tramite traghetti e, dal 1995, Skye è collegata alla Scozia tramite un ponte automobilistico. Il clima è mite, umido e ventoso; l’abbondante fauna comprende l’aquila reale, il cervo rosso ed il salmone dell’Atlantico. La flora locale è dominata da brughiere di erica, e vi sono importanti popolazioni di invertebrati nel mare vicino all’isola. Skye è stata teatro di diversi romanzi e film, e viene spesso celebrata nella poesia e nella musica.
Naturalmente, a causa dei moscerini voraci, nemmeno stasera che siamo in campeggio potremo mangiare fuori… abbiamo portato tavoli, sedie, barbecue a riposare in giro per l’Europa…
Sabato 4 luglio da Dunvegan a Fort William Km 214

Piove, come del resto ha fatto tutta la notte: ce la prendiamo comoda poi iniziamo il camper service; sembra che il tempo ci voglia aiutare ma, giusto quando inizio a rifornire d’acqua, ricomincia la pioggia: Mi riparo alla meglio, finisco il rifornimento appena in tempo per rivedere un pallidissimo sole… va bene così, riprendiamo il nostro programma di viaggio. Partiamo alla volta di Eilean Donan.
L’isola di Eilean Donan si trova al centro della confluenza di tre laghi marini che formano il Loch Duich ed è attorniata dalla catena montuosa Cullin. Il nome Eilean Donan significa infatti “isola di Donan” (in lingua scozzese), termine che deriva con tutta probabilità da san Donan, religioso irlandese del VI secolo che raggiunse la Scozia attorno al 580 d.C. e che contribuì largamente alla cristianizzazione dell’area, nonché sull’isola ove pare che egli abbia fissato il proprio primo insediamento. L’isoletta è collegata alla costa dove sorge il paese di Dornie attraverso un ponte percorribile solo a piedi.
Su quest’isola sorge il famoso castello di Eilean Donan. Il castello fu costruito la prima volta nel 1220 da Alessandro II di Scozia come baluardo di difesa contro le incursioni vichinghe, e si racconta sia stato uno dei rifugi di Robert Bruce durante la fuga dai soldati inglesi. A partire dalla fine del XIII secolo esso divenne la dimora del clan Mackenzie di Kintail (più tardi Conti di Seaforth). Dal 1511 il Clan MacRae, in qualità di protettori dei Mackenzie, divennero conestabili del castello. Nel 1719 il castello è stato occupato dalle truppe spagnole intente a far nascere una nuova rivolta giacobita. Il castello venne tuttavia riconquistato e demolito dal cannoneggiamento di tre fregate della Royal Navy tra il 10 ed il 13 maggio 1719. Successivamente le truppe spagnole che occupavano il castello vennero sconfitte circa un mese dopo nella battaglia di Glen Shiel. Il castello viene lasciato per quasi due secoli in rovina e poi viene ricostruito e restaurato tra il 1912 e il 1932 dal tenente colonnello John MacRae-Gilstrap che lo aveva acquisito in quanto discendente del clan MacRae che ne era stato un tempo proprietario. Tra le opere maggiormente rilevanti risalenti a questo periodo è da annoverare la costruzione di un ponte ad archi per permettere un accesso più facile alla fortezza. (Descrizione da Wikipedia).
Il castello è molto interessante; gli esterni eccellenti e gli interni con gustose ricostruzioni di scene di vita quotidiana rendono questa una delle migliori visite effettuate in questo viaggio. Lasciamo il sito, soddisfatti, dopo quasi tre ore. Riprendiamo la marcia: prossima tappa Fort William la quale è adagiata in fondo alla valle di Great Glen ed a pochi chilometri dal Ben Nevis, la montagna più alta di tutta la Gran Bretagna. Fort William è anche un importante centro turistico. Troviamo facilmente dove sostare (N 56.82103 W 5.10583): siamo vicini a diversi centri commerciali ed al gradevole centro città. Abbiamo deciso di mangiare fuori stasera quindi, durante la nostra passeggiata cerchiamo un ristorante: tutto inutile, è tutto pieno. Ovunque si entri ci mettono garbatamente alla porta perché, oltre gli avventori seduti, ce ne sono in piedi che aspettano per un tavolo libero. Samo ormai rassegnati al fast food, quando troviamo, vicino al parcheggio, un locale molto carino che, non essendo centralissimo, ha ancora disponibilità; entriamo e, finalmente, riusciamo a rilassarci con una buona cena, buona birra e una bella chiacchierata: ce n’era bisogno! Ora tutti a nanna.
Domenica 5 luglio da Fort William a Glasgow Km 243

Ancora soddisfatti della cena della sera precedente, ci prepariamo per portarci al Ben Nevis Visitor Center (N 56.81050 W 5.07706).
Ben Nevis è la montagna più alta delle Isole Britanniche. È situato all’estremità occidentale dei Monti Grampiani nell’area del Lochaber in Scozia, vicino alla città di Fort William. Come altre montagne della regione, è chiamato dai locali semplicemente The Ben. Secondo le stime in un anno attrae circa 100.000 scalatori, dei quali circa i tre quarti vi giungono utilizzando il servizio di trasporto con pony (Pony Track) proveniente da Glen Nevis presso la parete sud della montagna. Per gli scalatori e gli appassionati l’attrazione principale si trova a 700 metri, e sono le pareti verticali del lato nord; vi sono fra le pareti più alte del Regno Unito, con arrampicate e percorsi di ogni difficoltà, e vi sono le più importanti piste per scalata su ghiaccio dello Stato. La sommità, posta a 1.344 metri (4.406 ft), conserva ancora le rovine di un osservatorio che fu utilizzato stabilmente dal 1883 al 1904. (Descrizione da Wikipedia)
Il parcheggio del centro è molto ampio, facciamo un rapido giro ed un’osservazione della catena montuosa da un belvedere poi riprendiamo la marcia di avvicinamento a Glasgow.
Lungo la strada facciamo diverse soste di cui la prima in riva ad un lago: il Loch Maree estremamente suggestivo.
Loch Maree è un lago di Wester Ross nelle Highlands del Nord-Ovest della Scozia . Con 20 km (12 miglia) di lunghezza e con una larghezza massima di 4 km (2.5 mi), è la quarta più grande superficie d’acqua dolce in Scozia. Loch Maree contiene cinque grandi isole boscose e oltre 25 più piccole, molte delle quali hanno loro laghetti. Isle Maree ha i resti di una cappella con cimitero, pozzo sacro e albero sacro e si ritiene essere stata, durante l’VIII secolo eremo di San Máel Ruba (d. 722), che fondò il monastero di Applecross nel 672. Come Loch Ness, Loch Maree ha il suo mostro: il Muc-sheilch. (Descrizione da Wikipedia)
Il luogo viene da noi solennizzato con caffè, dolcetti e foto! Ci rimettiamo in marcia per il Castello di Stirling, che raggiungeremo dopo aver costeggiato un’altra meraviglia della natura: il Loch Lomond.
Si tratta del più grande lago della Gran Bretagna e si trova nelle Lowlands, nella Scozia meridionale. Le località principali del lago, sulla sponda occidentale che percorriamo, sono Inveruglas Tarbet e Luss, Balloch. Il numero delle sue isole varia, a seconda dell’altezza delle acque, fra 30 e 60. Arriviamo così al Castello di Stirling.
Questo castello, è uno dei più grandi e imponenti della Scozia e dell’Europa occidentale. Il castello, è il quartier generale del reggimento dell’Argyll and Southerland Higlanders. È situato in cima ad una collina, costruito sopra uno spuntone di roccia vulcanica, circondato su tre lati da ripidi dirupi che lo rendono facilmente difendibile. Tutto ciò, unito alla sua posizione strategica, lo ha reso un’importante fortificazione sin dalla sua costruzione. Molti degli edifici principali del castello si datano fra il XV e il XVI secolo, molti fra i Sovrani di Scozia vi sono stati incoronati, inclusa Maria Stuarda che vi venne incoronata il 9 settembre 1543 all’interno della cappella reale. Il castello sopportò almeno otto assedi molti dei quali avvenuti durante le Guerre di indipendenza scozzesi e l’ultimo avvenne nel 1746 quando Carlo Edoardo Stuart tentò vanamente di prenderlo. (Descrizione da Wikipedia)
Visitiamo il castello, interno ed esterno: in una delle sale sono disponibili costumi d’epoca ed una grande cornice. Approfittiamo per divertirci un po’ e ci fotografiamo come fossimo dame e cavalieri… giusto per farci prendere in giro dai figli al ritorno… Ma ormai è ora di parcheggiare a Glasgow! Rimettiamo in moto ed arriviamo presso un piccolo centro commerciale poco fuori dal centro storico. Facciamo due passi prima di cena: visiteremo il centro domani mattina. Mentre stiamo per finire la cena, si avvicinano dei commessi di un supermercato vicino dicendo che non ci sono problemi amministrativi per il parcheggio notturno ma che la zona non è molto, diciamo… tranquilla dopo una certa ora! A malincuore rimettiamo in moto i mezzi dicendoci che faremo un giro in città con i camper e poi andremo via ma, proprio in pieno centro, dietro la cattedrale troviamo un bel parcheggio a pagamento –quasi gratuito fino alle 8:00 del mattino- che ci permetterà di passare una notte tranquilla e di essere già in zona centro l’indomani.
Lunedì 6 luglio da Glasgow a Dryburgh Km 160

La notte è trascorsa decisamente in tranquillità. Ci prepariamo, paghiamo qualche ora per il parcheggio diurno e ci apprestiamo alla visita del centro di Glasgow.
Glasgow è la più grande città della Scozia, di origine vittoriana e industriale. E’ molto fiera della sua immagine “operaia” e imprenditoriale e oggi è il paradiso dello shopping e della vita notturna, in eterna rivalità con Edimburgo, che mantiene il suo status di capitale nonostante sia molto più piccola. La storia di Glasgow e il suo stile architettonico sono legati al commercio di epoca vittoriana, con le immense fortune accumulate dai lord del tabacco con i paesi d’oltre oceano. Dopo un lungo periodo di cattiva reputazione e di degrado sociale, negli ultimi decenni la città ha trovato il suo riscatto grazie a una massiccia politica di riqualificazione urbanistica e al rilancio delle attività culturali legate al The Lighthouse, il centro scozzese di architettura, design e urbanistica e alla crescita e sviluppo del polo universitario. Nell’elegante cornice architettonica del centro storico sono da segnalare alcune tra le più belle strade di tutto il Regno Unito, così ricche di negozi da rendere lo shopping una delle attività preferite per conoscere la città. Ma Glasgow ha molto altro da offrire, dalla Burrell Collection, una ricca collezione di oggetti d’arte all’Hunterian Museum, il museo più antico di Scozia. Da segnalare anche la cattedrale del XII secolo e il modernissimo Glasgow Science Centre, dove si trovano esposizioni interattive e dimostrazioni scientifiche. (Descrizione da Scotland.net)
Siamo così riusciti a visitare anche questa città: ieri sera, dopo aver lasciato il primo parcheggio, avevamo disperato di poterlo fare! A questo punto, ci rechiamo verso un’attrazione… tecnica la Falkirk Wheel (Ruota di Falkirk), così chiamata dal nome della vicina città di Falkirk nella Scozia centrale. Si tratta di un elevatore ruotante per imbarcazioni, che collega il canale Forth and Clyde allo Union Canal. Il dislivello tra i due bacini nel punto in cui è stata realizzata la ruota è di 24 metri, all’incirca equivalente all’altezza di un edificio di otto piani. Oggi la Ruota di Falkirk, oltre a dare un servizio eccellente è divenuta una vera e propria attrazione turistica, con tanto di centro apposito per visitatori. Passiamo qualche ora in questo incrocio tra un servizio pubblico ed un parco divertimenti. Curiosiamo allo shop center e poi puntiamo verso le Borders Abbeys che non siamo riusciti a visitare all’andata. Ci portiamo quindi al parcheggio dell’abbazia di Dryburgh che visiteremo domani mattina. Il parcheggio è tranquillo e molto ben tenuto ilo che ci invoglia anche ad una passeggiata serale: tornando verso sud, i famigerati moscerini hanno allentato la presa.
Martedì 7 luglio da Dryburgh a York Km 245

Nascosta in un’ansa del Tweed si trovano le maestose e suggestive rovine della Dryburgh Abbey, in una posizione idilliaca, fra colline ricoperte di alberi secolari, prati verdissimi dove pascolano greggi di pecore e mucche e ruscelli fragorosi. Qui il verde della natura fa da sfondo mettendo in risalto il colore rossastro della pietra con cui è stata realizzata l’abbazia che è entrata a far parte della tradizione popolare grazie anche ai racconti di Walter Scott, che qui giace in uno dei chiostri. Questo scenario romantico incanta i visitatori nonostante le dimensioni dell’abbazia siano ridotte rispetto alle altre abbazie presenti nella valle. (Descrizione da Scotland.net)
Ora manca solo l’abbazia di Jedburgh.
Nella metà del IX secolo quando l’attuale Jedburgh era parte del Regno di Northumbria, governato dagli Anglosassoni esistevano due Gedworths, nome con il quale era conosciuta la città, una di esse divenne il villaggio attualmente esistente, mentre l’altro si costituì qualche miglio più a sud. Secondo le cronache Simeone di Durham Ecgred, Vescovo di Lindisfarne dall’830 all’845, donò i due villaggi omonimi alla diocesi di Lindisfarne. Il paese più meridionale divenne sede della chiesa, mentre il secondo la sede del castello locale, solo il Jedburgh attuale sopravvisse, dell’altro si sono da lungo perse le tracce. La sola evidenza storica della chiesa di Gedworths è da attribuirsi a Simeone quando descrive la tomba, lì collocata, di Eadulf uno degli assassini di William Walcher (morto nel 1080) vescovo di Durham. Nel 1118 Davide I di Scozia, ancora prima di ascendere al trono creò un’abbazia per i monaci dell’Ordine di Sant’Agostino nell’attuale Jedburghche, sin dall’inizio viene descritta come un priorato e attorno al 1139 pare che fosse stato retto da un uomo di nome Daniele. Più tardi la chiesa venne elevata al rango di monastero, prima di diventare, negli anni antecedenti (forse nel 1147) la morte di Davide avvenuta nel 1153, una vera e propria Abbazia dedicata alla Vergine Maria. Dopo la morte di Davide la protezione dell’abbazia e i privilegi che da essa derivavano passarono ai suoi nipoti, figli di suo figlio Enrico di Scozia, Malcolm IV di Scozia e Guglielmo I di Scozia. Nel corso dei secoli la chiesa dell’abbazia venne ampliata, nel XIII secolo vennero costruiti il coro e la navata che erano già in piedi quando Alessandro III di Scozia sposò Iolanda di Dreux nel 1285 in quella stessa chiesa. Si diceva che l’abbazia contenesse il meglio dell’eleganza dell’Architettura normanna e della nascente architettura in più schietto stile inglese. Col cresce della chiesa e dell’abbazia anche i suoi abitanti acquisirono importanza tanto che i suoi abati vennero chiamati a presenziare alle sedute del parlamento. L’abbazia non solo possedeva terre e altre chiese nel sud della Scozia, ma anche in Northumberland tanto che nel 1296 l’abate in carica giurò fedeltà a Edoardo I d’Inghilterra a Berwick-upon-Tweed. Edoardo intendeva governare l’abbazia tanto che nello stesso anno nominò abate uno scozzese fedele agli inglesi, William de Jarum, l’anno seguente Giovanni de Warenne, VI conte di Surrey subì un’amara sconfitta alla Battaglia di Stirling Bridge per mano di William Wallace e l’abbazia venne depredata e in parte distrutta come rappresaglia dagli inglesi. Una volta salito al trono Roberto I di Scozia Jedburgh tornò sotto la protezione della corona scozzese, anche se, nel 1346, dopo la sconfitta inflitta agli scozzesi alla Battaglia di Durham, gli inglesi la saccheggiarono nuovamente. Nel 1370 i danni erano stati riparati e Davide II di Scozia ordinò la costruzione del transetto settentrionale che esiste a tutt’oggi, negli anni però l’abbazia patì di nuovo molti danni nel 1410, 1416 e nel 1464 per mano di Richard Neville, XVI conte di Warwick. Nel 1523 Thomas Howard, II duca di Norfolk diede l’abbazia alle fiamme e di nuovo venne danneggiata nel 1544 da Edward Seymour, I duca di Somerset. La vita travagliata dell’abbazia di Jedburgh si chiuse nel 1560 quando la riforma della chiesa di Scozia pose fine al cattolicesimo. Dopo la riforma ai monaci venne permesso di restare anche se la chiesa divenne sede del nuovo culto, nel 1671 la parte occidentale della chiesa venne rimossa per ragioni di sicurezza, una situazione che perdurò per un paio di secoli. Nel 1871 si decise che era poco proficuo continuare i lavori di ripristino e si preferì dare il via alla costruzione di una nuova chiesa, le sorti della vecchia vennero curate da Schomberg Kerr, IX marchese di Lothian che iniziò dei lavori di restauro. Il marchese morì nel 1900 e nel 1917 l’abbazia e la chiesa vennero donate allo stato e sono attualmente sotto la tutela dell’Historic Scotland.
Abbiamo così terminato la visita delle famose abbazie; ci sarebbe dispiaciuto doverne tralasciare qualcuna… Ci rendiamo conto che tra non molto dovremo lasciare la terra di Scozia… un ultimo fish&chips e si parte! Lasciamo quindi questa terra cominciando a masticare il sapore della fine del viaggio; per fortuna ci siamo lasciati un buon margine che ci consentirà ancora qualche bella sorpresa. Infatti… cominciamo subito! Dal momento che la strada è ancora lunga approfittiamo per una sosta nella città di Durham; troviamo facilmente un parcheggio lungo la strada che porta in centro e ci concediamo un paio d’ore rilassanti.
Durham è una città nel Nord Est dell’Inghilterra. Fa parte dell’unità di governo locale della Contea di Durham e ne è il capoluogo amministrativo. E’ nota per la sua cattedrale normanna e il suo castello dell’XI secolo, entrambi designati patrimonio dell’umanità UNESCO nel 1986. Il castello è sede dell’Università di Durham dal 1832. Vicino al centro della città vi è anche il carcere HM Prison Durham.
Il nome
Il nome “Durham” deriva dal termine dell’inglese antico “dun”, collina, e dal termine norreno “holme”, tradotto come isola. Il Vescovo di Durham applicò una variazione latina al nome della città nella sua firma ufficiale: “N. Dunelm.” Alcuni attribuiscono il nome della città alla leggenda della Dun Cow (ndt. la vacca bruna) e della pastorella che nel 995 d.C. guidarono i monaci dell’isola di Lindisfarne, che trasportavano il corpo di San Cuthbert, al luogo dell’attuale città. La Dun Cow Lane è ritenuta una delle prime strade di Durham, esattamente a est della Cattedrale, e prende il nome da una scultura in muratura sulla fondazione della città sulla facciata sud della cattedrale. La città fu conosciuta sotto diversi nomi nella storia. L’originaria Dun Holm fu cambiata dai Normanni in Duresme ed era conosciuta in Latino come Dunelm. La forma attuale, Durham, fu usata più tardi. Lo storico inglese del Nord Est, Robert Surtees, ha riportato i cambiamenti di nome in History and Antiquities of the County Palatine of Durham, ma afferma che sia impossibile dire quando ebbe origine il nome attuale.
Storia: Le origini
Studi archeologici hanno rilevato la presenza di un insediamento nell’area dal 2000 a.C. circa. La città attuale è datata senza dubbio al 995 d.C., quando un gruppo di monaci dell’isola di Lindisfarne scelse di stabilirsi sull’alta penisola strategica, con il corpo di San Cuthbert, riposto prima a Chester-le-Street, fondandovi una chiesa.
La leggenda della vacca bruna
Una leggenda locale riporta che la città fu fondata nel 995 d.C. per intervento divino. Un cronista del XII secolo, Simeone di Durham, racconta che, dopo aver vagato per il nord, il feretro di San Cuthbert si fermò miracolosamente presso la collina di Warden Law e, nonostante gli sforzi della congregazione, non si sarebbe potuto muovere. Aldhun, Vescovo di Chester-le-Street e priore dell’ordine, proclamò 3 giorni di digiuno accompagnato dalle preghiere al santo. San Beda riporta che durante questo digiuno San Cuthbert apparve al monaco Eadmer ordinandogli di portare la bara a Dun Holm. Dopo la rivelazione di Eadmer, Aldhun scoprì che poteva muovere il feretro, ma non sapeva dove fosse Dun Holm. Più tardi quel giorno, per caso, i monaci si imbatterono in una pastorella a Mount Joy (a sud-est dell’attuale Durham). Diceva che stava cercando la sua vacca bruna smarrita, che aveva visto l’ultima volta a Dun Holm. I monaci, intuendo che fosse un segno del santo, la seguirono. Si stanziarono su “un’isola collinare rigogliosa di vegetazione formata da un sottile meandro, dai versanti erti, del fiume Wear”. Giunti a destinazione, eressero le fondamenta della Cattedrale di Durham, un “edificio modesto”. Simeone riferisce che questo sia il primo edificio della città ma, sfortunatamente, non ci è pervenuto, essendo stato soppiantato dalla struttura normanna. La leggenda è stata interpretata da un’incisione vittoriana su pietra sulla facciata sud della Cattedrale e, più recentemente, dalla scultura in bronzo “Durham Cow” (1997, Andrew Burton), una mucca adagiata sulla riva del fiume Wear rivolta verso la Cattedrale.
Storia medievale
Durante il periodo medievale la città acquisì importanza spirituale, perché fu luogo di riposo eterno per San Cuthbert e San Beda il Venerabile. Il santuario di San Cuthbert, situato dietro l’Altare Maggiore della Cattedrale di Durham, fu il luogo religioso più importante d’Inghilterra fino al martirio di San Tommaso Becket a Canterbury. San Cuthbert divenne noto per due ragioni: per prima cosa, i poteri taumaturgici che aveva in vita e anche dopo la morte, con molte storie di chi è stato curato da ogni sorta di malattia visitando il santuario. Questo lo portò a esser definito “fautore di miracoli in Inghilterra”; secondo, in seguito alla prima traslazione delle sue reliquie nel 698 d.C., il suo corpo fu trovato intatto. Nonostante un breve spostamento in Terra Santa durante l’invasione normanna, i resti del santo sono stati custoditi fino ai giorni nostri. Anche le ossa di San Beda sono sepolte nella cattedrale, attirando il pellegrino medievale nella città. La collocazione geografica di Durham le ha sempre conferito una posizione importante nella difesa dell’Inghilterra contro gli Scozzesi. La città ha avuto un ruolo importante nella difesa del nord e il Castello di Durham resta l’unica fortezza normanna a non esser stata distrutta. La battaglia di Neville’s Cross, che ebbe luogo nei pressi della città il 17 ottobre 1346 tra Inglesi e Scozzesi, è la più nota dell’epoca. La città fu colpita da epidemie di peste nel 1544, 1589 e 1598.
Monumenti
Il monumento principale della città è la cattedrale, uno dei primi esempi di architettura romanica in Inghilterra. Presenta una pianta a croce latina, divisa in 3 navate; anche l’abside è tripartita. La chiesa presenta all’interno l’alternanza di pilastri polistili che sorreggono i grandi archi trasversali, e di pilastri cilindrici, che sostengono i costoloni più piccoli.
Terminata la visita riprendiamo la marcia. All’andata abbiamo saltato York, ora ci ripasseremo davanti per cui effettueremo la visita saltata in precedenza. Entriamo dunque in autostrada e, memori delle difficoltà della volta scorsa, ci fermeremo in una stazione di servizio più possibile vicina alla città (N 53°56’46’’ W 1°22’12’’) e, domani, ci sposteremo in un centro commerciale molto vicino al centro storico dove, tra l’altro, abbiamo letto che facendo la spesa rimborsano i soldi del parcheggio.

Mercoledì 8 luglio da York a Londra Km 245

Siamo finalmente a York. Parcheggiamo (N 53.963314 W 1.073481) dove deciso la sera precedente trovandoci praticamente in centro città.
York è una città, è situata alla confluenza dei fiumi Ouse e Foss, essa presta il nome alla contea storica dello Yorkshire, della quale è considerata, sotto molti aspetti, la capitale tradizionale.
Fu fondata dal governatore romano di Britannia, Quinto Petilio Ceriale, intorno al 71 con il nome di Eboracum o Eburacum (successivamente evolutosi nell’anglosassone Eofor-wic, poi nel Germanico del nord Jorvìc e infine nella forma attuale inglese York, questo nome contiene quindi tutta la storia della Gran Bretagna post-celtica), allo scopo di avere uno stabile caposaldo che permettesse di non interrompere i rifornimenti delle legioni che allora avanzavano verso nord per incorporare i territori dei Briganti e dovevano consolidare la conquista dell’isola, iniziata sotto l’imperatore Claudio. Ben presto la città acquistò un’importanza non solo militare, e la sua posizione strategica fu sfruttata anche per motivi commerciali, causando un rapido aumento della popolazione stanziata. Con il ritiro delle legioni dalla Britannia a partire dagli inizi del V secolo, York si trovò alla mercé delle scorrerie che il Vallo di Adriano non poteva più trattenere.
Epoca medioevale
Non solo, dal mare vennero in successione gli Juti e gli Angli che fondarono, intorno al 500, il regno di Northumbria che si tenne indipendente dalla parte dell’isola conquistata dai Sassoni. Nel 627 il suo sovrano Edwin si convertì al Cristianesimo e fu battezzato il giorno di Pasqua.
Arcidiocesi di York
Intorno ai primi del 700 la città divenne sede di un arcivescovado, uno degli unici due presenti sull’isola. In questo periodo, grazie agli sforzi degli arcivescovi locali, York fu sede di un importante centro di studi, del quale Alcuino fu il rappresentante più notevole. Fu quindi conquistata dai Vichinghi intorno all’anno 866, che la elessero capitale del regno di Jorvik. In seguito alla Conquista normanna dell’Inghilterra, York parve leggermente decadere.
Gli York
Una rifioritura della città si ebbe solo a partire dal XII secolo, quando essa era già possesso della corona, e tale benessere continuerà per tutta l’epoca medievale. Anzi, il casato di York, con il duca Riccardo arriverà addirittura a disputare la corona d’Inghilterra al casato dei Lancaster in quella che è conosciuta come la Guerra delle Due Rose (1455-1485).
Età moderna
La caduta della dinastia York coinciderà con un periodo di decadenza per la stessa città che vedrà contrarre la propria importanza politica ed economica fino alla metà del Seicento quando, terminata l’esperienza repubblicana seguita alla Rivoluzione inglese di Oliver Cromwell, York sarà di nuovo favorita dai regnanti inglesi, grazie anche alla fedeltà dimostrata alla corona durante il breve periodo repubblicano terminato nel 1658. Intorno alla fine del XVII secolo, York diventerà la terza città del regno dopo Londra e Norwich. (Descrizione da Wikipedia)

Età contemporanea
I secoli successivi fino alla rivoluzione industriale del XIX secolo saranno caratterizzati da profonde trasformazioni urbanistiche della città che vedrà nascere numerosi opifici industriali al posto dei quartieri medievali. Tuttavia, nei tempi moderni e fino ad oggi, York sarà sempre più reputata per la sua importanza storica e culturale che per quella economica in senso stretto, cosa che ha consentito di salvare una parte del centro storico medievale.
Terminata la visita della città, torniamo ai camper e, come detto, facendo la spesa e mostrando lo scontrino del parcheggio, ci rimborsano le ore pagate i precedenza. Facciamo un altro scontrino gratuito per un’ora, pranziamo e ci dirigiamo verso Londra dove ci fermeremo in quanto Stefania e Giovanni non l’hanno mai vista. Quindi la nostra mèta per questa sera diventa il campeggio Abbey Wood in zona Greenwich che raggiungeremo in serata. Finalmente, arriviamo al campeggio; dal momento che non abbiamo prenotato, passeremo la notte nell’area esterna e domani mattina entreremo confidando nella partenza di qualche ospite altrimenti sarà un problema.

Giovedì 9 luglio Londra
Per fortuna qualche ospite parte! Sistemiamo i camper, andiamo alla stazione ed abbiamo una sorpresona: oggi è sciopero della metropolitana. Siamo stati a Londra molte volte, mai successa una cosa simile e mai visto tanto caos in città… Cerchiamo di organizzarci con i mezzi di superficie ma anche i bus sono talmente pieni che in molti casi nemmeno si fermano. Siccome il treno extraurbano ci ha comunque portato sotto il Big Ben, ci accingiamo a fare l’itinerario classico a piedi.
Torniamo al campeggio stravolti, anche girare a piedi non è stato agevole in quanto tutti quelli che normalmente viaggiano sotto terra oggi erano in superficie per cui i marciapiedi erano fiumi di persone che cercavano di arrivare alle loro mete. Una doccia, una cena leggera e a letto. Speriamo nella giornata di domani.
Venerdì 10 luglio Londra
Oggi, finalmente, funziona tutto. Ne approfittiamo per finire il tour classico della città con quelle mete non facilmente raggiungibili a piedi. Certo Londra in due giorni si può giusto… assaggiare. Torniamo in serata al campeggio che lasceremo domani.
Sabato 11 luglio da Londra a Rely Km 410 (oltre la traversata)
Lasciato il campeggio puntiamo verso Calais. Dal momento che passeremo molto vicino a Canterbury, decidiamo di fermarci prima di lasciare il Regno Unito.
La capitale ecclesiastica d’Inghilterra, dove regna ancora un’atmosfera medievale, è dominata dalla celebre cattedrale. Oggi sede di una nuova università e a lungo aperta alle influenze dal continente, la città s’è sviluppata lungo Watling Street, strada romana che collegava Londra con il porto di Dover. È anche il punto d’arrivo della Pilgrims’ Way, un tracciato d’origine preistorica utilizzato dai pellegrini diretti alla tomba di San Tommaso Becket. (Descrizione da ViaMichelin)
Una bella passeggiata, visita della Cattedrale per chi non l’aveva mai vista, pranzo leggero e via verso Calais. Arrivati in città, facciamo un giro lungo per godere del panorama dall’alto –castello e porto- poi biglietti, imbarco e ritorno al continente. Dal momento che c’è ancora luce, facciamo ancora qualche chilometro prima di accomodarci per la notte all’interno di una stazione di servizio sulla solita Autoroute des Anglais (N 50°34’20’’ E 2°22’41’’).
Domenica 12 luglio da Km 496 da Rely a Dommartin – Lestoul Km 496
Il programma odierno prevede l’avvicinamento all’Italia con una fermata presso la cittadina di Troyes.
Città romana (Augustobona Tricassis), di notevole importanza in quanto al centro di numerose vie di comunicazione. Tra queste la Via Agrippa, che la collegava a nord con Reims, mentre a sud con Langres e, continuando, fino a Milano. Altre vie romane collegavano Troyes con Poitiers, Autun e Orléans. Fu sede episcopale -il suo vescovo, secondo la tradizione, riuscì a salvare Troyes dalla distruzione ad opera di Attila- e di alcuni concili provinciali.
Jean de Nanteuil (de Nantolio), fu il vescovo di Troyes, su cui esercitava il pieno Potere temporale, appartenente alla “Maison royale de Saint-Louis”, detto Ordine di San Luigi, fu anche gran ciambellano di Francia[2], è oggi seppellito nella Cattedrale di Beauvais con il fratello Thibaud de Nanteuil. I primi documenti che compaiono sulla contea di Troyes la registrano nella seconda metà del XX come possedimento della famiglia degli Harduin da cui discende la famiglia dei de Nantolio.
Nel medioevo fu un importante centro per il commercio. Diede i natali al famoso papa Urbano IV, nato Jacques Pantaléon (Troyes, ca. 1195 – Deruta, 2 ottobre 1264), che istituì la Solenne Festa del Corpus Domini dopo il Miracolo di Bolsena che riconobbe la Regola di Pietro del Morrone, futuro papa Celestino V.
Troyes diede i natali anche al celebre Chrétien de Troyes, vissuto nel XII secolo, e fu la culla, in età rinascimentale, di importanti scuole e istituti d’arte. Nella chiesa di St-Jean furono celebrate le nozze della principessa francese Caterina di Valois con Enrico V d’Inghilterra. (Descrizione da Wkipedia)
Molto interessanti le chiese e le molte case a graticcio presenti oltre al canale con le numerose sculture moderne ai lati e nel centro. Aprofittiamo per acquistare il pane e qualche dolcettto per il dopocena e la colazione e ci spostiamo in autostrada per camminare ancora un po’ e per il pernottamento nella solita stazione di servizio.
Lunedì 13 luglio da Km 496 da Dommartin – Lestoul a stazione di servizio “Lario” A9 Km 535
La giornata prevede una lunga galoppata in autostrada. Lasciamo anche la Francia per entrare in Svizzera. La vignette acquistata all’andata è ancora valida quindi con una spesa ragionevole abbiamo avuto la possibilità di attraversare due volte la Confederazione Elvetica e di attraversare il tunnel alpino. Ci fermiamo lungo la strada per il pasto e qualche foto: alcuni scorci valgono senz’altro una sosta! Entriamo in Italia giusto in tempo per una fermata “al volo” sul lungolago, foto di rito e sosta per la notte dopo essere rientrati in autostrada non senza aver, prima, fatto rifornimento di quotidiani.
Martedì 14 luglio da Como ad Arezzo Km 472
Questa mattina ci dividiamo: Carla e Franco passeranno per Pavia per una visita alla famosa Certosa mentre noi –abbiamo già visitato Pavia un paio d’anni fa al ritorno dalla Danimarca- con Stefania e Giovanni andremo a Modena per la visita al museo Ferrari. Raggiungiamo Maranello all’ora di pranzo, parcheggiamo i camper e, dopo un pasto veloce, mentre le signore rimangono a sistemare i loro servizi di lavoro per il rientro –tra le altre cose sono colleghe- Giovanni ed io ci concediamo un po’ di tempo con “le Rosse”.
Il Museo Ferrari, o Galleria Ferrari, come si è chiamato fino ad aprile 2011, è un museo di automobili che si trova a circa 300 m dagli stabilimenti Ferrari di Maranello, vicino Modena. È dedicato alla casa automobilistica del cavallino rampante. Non colleziona solamente automobili, ma espone anche premi, fotografie ed altri oggetti storici relativi alla storia dell’automobilismo italiano. L’esibizione introduce anche innovazioni tecnologiche, molte delle quali sono la transizione tra le vetture da competizione e i modelli da strada. La superficie totale è pari a 2.500 metri quadri ed il numero annuale di visitatori del museo è di circa 180.000. L’esibizione è per la maggior parte la combinazione di vetture Ferrari da strada e da competizione. Molti di questi esemplari sono diventati icona dell’automobilismo.
Alla partenza da Maranello, Stefania e Giovanni decidono per una “tirata” fino a casa, quindi ci ritroviamo con Carla e Franco in autostrada e dopo i saluti e le lacrimucce di rito ci separiamo ad Arezzo dove noi approfitteremo di un’ultima serata di ferie.
Mercoledì 15 luglio da Arezzo a… rimessaggio Km 240
Ormai, per quest’anno il “grande viaggio” è finito. Ci consoleremo con uscite e raduni in attesa delle prossime ferie per cui torniamo al rimessaggio parlando delle prossime mete…
Conclusioni
Abbiamo percorso poco più di 7.000 km in 25 giorni. Il viaggio è stato impegnativo ma non pesante. La Scozia ha mantenuto le promesse come, del resto, le tappe di avvicinamento. Il meteo –eravamo partiti consci di quello che avremmo potuto trovare- ci è stato propizio. La pioggia l’abbiamo avuta quasi sempre di notte o durante i trasferimenti e la temperatura, costantemente attorno ad una media di poco inferiore ai 20°C, ci ha permesso di riposare la notte e camminare di giorno al meglio. Come già evidenziato sopra i moscerini “voraci” non ci hanno consentito, specie nella zona centro-nord- di stare fuori la sera al punto che avremmo potuto tranquillamente lasciare a casa tendalini, sedie e tavoli ma… non si può avere tutto dalla vita. Venendo al fronte prezzi, non si può dire che sia stato il viaggio più economico mai fatto! Il prezzo del gasolio è più alto che nel resto d’Europa e l’unico modo per risparmiare qualcosa sta nel cercare le pompe annesse ai centri commerciali inoltre, nel Regno Unito, si spende una sterlina come da noi si spende un euro ma la sterlina costa più dell’euro… Nessun problema di tipo valutario in quanto si può prelevare tranquillamente al bancomat come si fosse in Italia. Nessun problema con la lingua: l’inglese parlato in Scozia, dal provinciale che sono, pensavo fosse più vicino ad un dialetto locale invece è piano e comprensibile forse meglio di quello parlato nella stessa Inghilterra (almeno questa è stata la mia esperienza). La gente è allegra ed accogliente e disposta a perdere qualche minuto con chi chiede aiuto ed informazioni. Per quanto attiene alla parte più… camperistica, devo dire che non è agevolissimo trovare punti per il carico e lo scarico, specialmente per i wc nautici; non siamo mai arrivati alla… disperazione ma a livelli d’attenzione alti, questo sì. La guida a sinistra non ci ha mai impensieriti anche nel caso di Stefania e Giovanni che si cimentavano per la prima volta con questa esperienza. Le temute single track, le strade a doppio senso con una sola corsia che consente il transito di un solo veicolo per volta, non sono mai state un problema vuoi per la frequentissima presenza delle piazzole laterali vuoi per la cortesia degli automobilisti scozzesi i quali, vedendo i camper da lontano si facevano immediatamente di lato segnalandoci con il lampeggiare dei fari che ci davano la precedenza (a proposito, passando, non dimenticare di ringraziare con la mano). Insomma, alla fine, un viaggio che consiglio senz’altro in quanto ce n’è per tutti: natura, storia, arte e curiosità. Ora per “finire” il Regno Unito manca l’Irlanda con i suoi colori e sapori per cui… alla prossima.